• Pubblicata il
  • Autore: FEDERICO AMARCORD
  • Categoria: Racconti lesbo
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TI VOGLIO BENE, MA MI PIACCIONO DI PIU' LE DONNE (prima parte) - Catanzaro Trasgressiva

TI VOGLIO BENE, MA MI PIACCIONO DI PIU' LE donne (prima parte) Lavoravamo nella stessa azienda da un anno. Io impiegato amministrativo e lei impiegata commerciale. Era un po' più vecchia di me e ci incontravamo tutti i giorni lavorativi in mensa. 1 ora e mezza di chiacchiere assieme ad altri colleghi appena assunti e la solidarietà che si viene a creare tra persone precarie, che possono essere licenziate da un mese all'altro. Senza sicurezze e tanti sogni da realizzare. Io ero reduce da una storia finita male, lei parlava poco della sua vita sentimentale, ma dimostrava una certa simpatia per me. Quando gli altri uscivano a fumare o a fare due passi, noi due restavamo lì a parlare e parlare. Pur non avendo un corpo proporzionato, era una femmina molto sexy e, quando passava, tutti i maschietti si giravano a guardarla. Di media statura, era penalizzata da anche molto larghe ed un sedere importante che dissimulava evitando i pantaloni ed indossando sempre gonne sopra il ginocchio. Ma, proprio per questo, con quel suo sculettàre veloce, alimentave le fantasie più sfrenate. Tutto in lei era molto femminile, dai capelli nerissimi e lunghi sempre acconciati, al naso greco tipo Anna Kanakis, al viso magro e perennemente arricchito dal rossetto e dal mascara per le ciglia, che incorniciava due occhi scuri e maliziosi. Niente magliette, niente jeans e maglioncini. Il suo seno, normale e sodo, si faceva indovinare solo sotto camicette e scollature senza eccessi. Non aveva peli sulla lingua e parlava molto in fretta, così in fretta che al telefono, una volta, mandò un cliente di rilievo a fare in culo. Seguirono indagini e test sulla voce per riconoscere la colpevole e, anche se non c'erano prove sicure, venne trasferita in un ufficio amministrativo... il mio! Inutile dire che la nostra familiarità aumentò giorno dopo giorno finchè un pomeriggio, mentre il capufficio era assente, se ne uscì con: - Senti, ti va se stasera andiamo a mangiare una pizza, noi due da soli? Potevo dire di no... Nooo! Alle 18.30 siamo usciti, ciascuno sulla sua macchina perchè la direzione non vedeva di buon occhio gli inciuci fra dipendenti. Ci siamo incontrati in una piazza poco distante ed io sono salito sulla sua vettura. Mi sentivo emozionato, spaventato. Era più di un anno che non facevo sesso e mi chiedevo cosa frullasse nella sua testa. Lei, tranquilla come una tartaruga, ha guidato fino alla pizzeria che avevamo scelto ma, invece di parcheggiare sotto i lampioni, ha sostato in un angolo buio. Senza dire una parola, mi ha guardato e mi ha infilato la lingua in bocca. Ha cominciato a toccarmi i genitali e mi ha abbassato i pantaloni ed i boxer. Mi sentivo come un deficiente imbranato, ma come facevo a dire di no? CONTINUA

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20/06/2016 14:41

segio

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